1956
FOGLIE - PIOVE SULLA CAMPAGNA - IL SOGNO - LA QUIETE E IL MOTO - IL PIANTO DEL VECCHIO
SERVENTE GRADITA - ALLE DONNE D'UNGHERIA - LIBERTA'
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Come foglie pel dolce vento,
gota contro gota frementi,
inebriati dal profumo della nostra purezza.
Le foglie cadono d’Autunno perché
devono cadere, è il loro ciclo.
Il corpo è una foglia.
Ma, il cuore ama sempre perché
l’amore è eterno.
Saremo delusi se ci saremo
illusi, i sogni cadranno come
foglie se saranno stati assurdi,
tutte le forze cadranno se le
avremo prese da vani desideri:
sono foglie d’Autunno!
Ma il cuore amerà sempre,
se ci saremo amati, mentre
le foglie cadranno.
La vita è una foglia, l’Amore è
il suo perché.
Può morire l’essenza delle cose?
Serriamoci e saremo eterni!
Un lampo! ansia, attesa … il tuono!
Le nuvole si svuotano, riversano l’acqua
che su campagne scroscia impetuosa,
pareggia zolle alzate dalla vanga
raccoglie terra e spinge fra le pietre.
Cade l’acqua su l’acqua
e schizzi e spruzzi sporcano i pomi
ed acqua capricciosa linda e brilla.
Fiumi di fango avanzano
soffocano quei pomi rossi:
tutta la terra fluida diventa.
Tuoni e lampi, di nuovo frammisti,
la terra si scopre e ricopre inorridita.
S’accartocciano le foglie inzuppate,
piangono tutte a dirotto le piante
dovendo scoprire gli acerbi piccoli.
Quella rosa ha petali di fango,
altri attaccati al gambo
e china intimorisce e prega;
Supina margherita stanca
sarà dall’acqua trasportata e ‘l fango.
(Le cose guardano l’impeto dell’acqua)
La pioggia è passata, silenzio …
silenzio profondissimo d’intorno:
non giunge canto d’uccelli
né stormir di foglie
od altri suon consueti.
Sembra frusciare una lumaca
strisciando lentamente sullo stelo.
La vita e il mondo
sembrano il sogno
d’una mente eccelsa.
Fantasmi!
C’è dato pensare e agire
in quella.
Come le figure dei nostri sogni
s’uniscono e parlano
nella nostra mente,
rigide ombre di per sé
e solitarie,
così i nostri sogni
e le stelle e il cielo
e l’infinito
e noi fantasmi
ivi muoviamo.
Ho coscienza di sentir meno
di quel sasso immobile
premuto dalla materia,
di quello eretto
fermo nel cielo azzurro,
di quella roccia
avvinta dal mare
anch’esso immobile
a respirar profondamente
il soffio d’ali dei gabbiani
il profumo di tutte le scogliere
nel bacio.
Nella quiete gode Natura
per contiguità d’immobili cose
grazie porgendo
all’Autor del suo silenzio.
Pure vado cercando un senso
nel moto
e la quiete stessa: perché?
Quale tristezza
dietro giovane volto
dietr’occhi neri e profondi,
quando come vecchio deve piangere
come vecchio sa piangere
e per sua età non si fa dovere
di ridere forte la sua gioia
di gridare il suo dolore.
Quanta amarezza
quanta sapienza della vita
in quello sguardo incerto e sicuro
ma sempre profondo.
Solo come vecchio sa piangere
con uguali occhi
stanchi di lacrime.
Lui non consola il lungo ciclo
che dal pianto del bimbo,
d’istinto in cerca d’aiuto,
lentamente conduce
tra gioie e delusioni
alla solitaria cosciente
infinita passione
dell’anima del vecchio.
Nell’ozio abbandona
le tue membra servente!
Immergi l’avambraccio
nelle lacrime versate
e rendilo molle,
lava bene il sudore
dalla tua persona,
lavalo più volte
e copri color di sole e di fatica
con intonaco spesso e compatto
picchiettato con brio.
Stringi il collo
con le tue mani
a lungo
fino quasi a soffocare,
ammiralo così, esile e bianco,
godi di suoi dolci suoni.
Per le tue mani, nulla:
l’ozio le farà lievi.
Getta ogni cosa
dall’ingrato profumo di giglio
dietro il primo cespuglio
del vicino bosco.
Non solo i facili
segui tutti i comandi.
Avrai la gioia
d’esser gradita
a chi ti spregia
pel tuo vile stato.
Voi Donne! … si Voi!
Dalla polvere levate lo sguardo,
asciugate gli occhi …
Perché stringere i bimbi così?
Fate lor male … ascoltate!
Fra mille fragori
qualcosa Vi giunge che V’appartiene,
un dono Vi porge chi V’ama.
Via quel pianto … ascoltate!
Ecco, ora, la grande sinfonia!
Con le Vostre labbra suggete
l’anelito di queste anime,
dei corpi l’ultimo respiro,
nel casto seno serrateli
prima che liberi si sperdano.
Serrateli con le braccia bianche
in preghiera incrociate
e in vostra difesa,
se verrà ciò che rifugge la mente,
serrateli e vita e calore date
con le Vostre vene.
E non gridate, Voi:
è il nostro grido altissimo
e s’innalza infinito,
solo serbate l’anelito.
Sorridete, se pur tristemente,
a malinconica solitudine,
entro di Voi, tenaci,
cercate forza che’ l’avete.
No, non piangete:
è il pianto dei bimbi nostri
perenne richiamo
al conforto e l’aiuto,
Voi, siete piangenti in picciol forma
è carne Vostra che piange.
Non basta una volta
versare lacrime copiose?
E Voi … Madri Spose
giovani Donne amanti
baciate ora!
Baciate trepide per l’ultima volta
quei volti decisi
forti belli sacri
come Verità Libertà Bellezza
e Purezza di cose che difenderanno.
Dolcemente donate la vostra freschezza
sotto l’ultimo sole!
Nell’istante d’un bacio
fate sentir l’infinita bellezza
d’inviolabili cose
a cui, dilaniati, grideranno conforto.
Nel seno Vostro serbate
l’eterno grido della Libertà,
serbate l’anelito.
Ora immergete gli occhi e i sensi
nel libero azzurro,
più non dovete ascoltare
né vedere su questa terra:
percosso piegato distrutto
per altri uomini grida chi V’ama
il singhiozzo dell’anima sua
giunge lugubre all’orecchio tiranno.
Quel vasto profondo senso di Libertà
si rinnova quando sferzi
opprimi stringi in catene.
Un desiderio d’ampio respiro
che strugge e sale alla gola
se cento mani stringono.
Come tristemente inerte
Libertà libera
rimani!