2005
KATRINA - COSTUMI DISMESSI - SOPRAVVIVERE - LUCORE LUNARE - BOLLA DI SAPONE
FORSE - SENZA RISPOSTA - DESTRIERI LEGGIADRI - PER CHI
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L’ha svelato Katrina !
L’uomo immerso nel profondo
della possibile perversione.
Sconvolti e sollevati i drappi ipocriti
di convenzioni e politiche desolanti.
Violenza viscerale antropomorfa
s’ unisce a quella primigenia.
Caos e natura generano Katrina
che scopre in noi il mostro
sinistramente degradante
e getta luce su esseri vili e sordidi,
umani tragici,
sciacalli corvi ultraferini
proiettati nel nulla.
Vestito di dubbio,
dismesso ogni costume,
credo di essere
perché credo di pensare…
Penso di credere !
Penso, credo ?
Sopravvivo a che ?
Sottovivo come ?
Procedo a fatica.
A che …questo dire ?
Ho sognato un giardino
del tempo passato.
Varcavo la soglia di casa
verso foglie d’argento
mosse da dolce spirar d’aria.
Lasciavo per poco
il riso della mia bambina,
le sue risposte brevi alla mamma
intenta a riporre con tintinnio di vetri
le stoviglie in cucina.
Dolci suoni … che sera !
Con lenti passi,per non far rumore,
andavo verso il leccio :
che frullar d’ ali !
La piccola prole
s’accingeva al sonno.
(La mamma di quelli
non riusciva a zittirne alcuni
che pigolavano sommessi).
Che dolce sera …
Incedevo nel lucore lunare
verso quei fili di luce
fra foglie di melograno.
In altre sere d’ incanto,
paravano a volte dinnanzi
proprio quando la luna
filtrava dolce nelle mie pupille
umide di nostalgia.
Improvviso, movendosi lento,
un filo tenue di luce
fra due foglie teso
mi fermava.
Era vicino
e mi pareva lontano,
come traguardo dei sogni miei.
Che dolce sera …
Sentivo le care voci più lontane,
ma le sentivo; soavi, dolci, mie.
Immobile, innanzi a quel filo di luce,
alzavo lo sguardo verso le stelle:
che dolcezza il sospiro infinito
di quelle che sentivo vicine
più del traguardo di luce !
Che dolce sera …
Non volevo muovermi,
non volevo superare
quel traguardo dei sogni.
Bolla di sapone,
istanti librata con destino di goccia,
effimero specchio offro alla vita.
Mi vedi ? Forse ci sono.
Non mi vedi ? Forse…non sono.
Mi senti ? Forse ti parlo.
Non mi senti ? Forse…non parlo.
Mi vuoi ? Forse ti voglio.
Non mi vuoi ? Forse non ti voglio.
Fiacco il dubbio ?
Fiacca la ragione ?
INFINITE DOMANDE SENZA RISPOSTA,
INSEGUO LA VITA CHE AMBIGUA MI SFUGGE,
QUEL SOLE SUL FIORE LO SCALDA E DISTRUGGE,
SVANISCE SPERANZA DIANZI RIPOSTA.
AD AURORA
Con tua madre,
invocata da pensieri fecondi
sei giunta splendente,
seguita dal sole.
Ti sei dischiusa
facendomi felice,
in un’aura radiosa.
Li hai chiamati
e sono giunti,
leggiadri e scalpitanti,
per farti sentire viva
e prorompente,
anche nella fatica.
I tuoi sogni ora sospingi
e i miei sulle criniere…
a cavallo del tuo vigoroso tempo
e del mio, onusto ed incerto.
Uccelli cantano, fiori si schiudono…
Ne conosco il senso !
Non so di me .
Chi ne ha vantaggio
e vero piacere ?
Quale fruscio, stridìo, rumore,
urlo, boato, singhiozzo
per farmi sentire ?
E poi perché ?
Spalanco la bocca,
senza suono ,
per non giungere atterrito
alle mie stesse orecchie,
cautamente,
per non farmi vedere.